ATELIER DEL RACCONTO

AutoBioMotive e contesti di CURA – Il meccanismo di compensazione nella scrittura autobiografica

Una testimonianza per capire.

il contesto: Casa di Cura. Organizzazione per nuclei. Gruppi di lavoro misti. Obiettivo comune, curare persone malate di Alzheimer. Ma cosa non funziona in questo gruppo di lavoro?

Intervento di Team Building. Sollecitazione di scrittura. Chiedo a un piccolo gruppo misto (tra operatori addetti all’assistenza, rieducatori funzionali, infermieri, medici) di scrivere i gesti di cura che ricordano di aver ricevuto durante l’infanzia o l’adolescenza. 

Ai cinque secondi di smarrimento iniziale, seguono cinque minuti in cui il suono della matita sul foglio insieme al fruscio del silenzio catturano l’ attenzione. Pare a tutti di trovarsi in una dimensione parallela. Questa condizione favorisce l’ascolto. Da quanto tempo non capitava?

Poi la condivisione. Chi vuole leggere tutto o parte lo può fare.

Il tempo per  alcune riflessioni e poi le proposte. Rispondevano alla domanda.

“Mi faccia funzionare questo gruppo. Non si confrontano, non condividono, non trovano accordo su niente. Risultato. Sono poco amorevoli con il paziente.”

La capacità di cura parte dal sentimento di cura. La scrittura dei gesti ricevuti aveva restituito ad ognuno l’esperienza vissuta direttamente; o la non esperienza e quindi la mancanza.

Sollecita l’interpretazione dei diversi gesti di cura singolarmente proposti quando diventano lavoro,  spiega la fatica di adattamento che è necessario ognuno faccia per adeguarsi ai modelli richiesti dalla direzione e le modalità di utilizzo di strumenti messi a disposizione dall’organizzazione.

Il gruppo ha vissuto lo sconcerto, lo stupore, l’emozione provata riappropriandosi di quel ricordo caricando di significato anche il foglio rimasto bianco.

La scrittura autobiografica accorcia le distanze. Quelle che ognuno ha con i propri vissuti, con le mancanze ricevute. Svela il motivo di determinati comportamenti, la propensione al fare o al non fare.

Attiva un meccanismo di compensazione, riaprendo i termini di possibilità di lettura di situazioni, di dinamiche e quindi ne permette la comprensione. Si svela nella sua funzione riparatrice mettendo il partecipante in condizione di intervenire.

Non sempre riesce così bene. In quell’occasione il gruppo fece tutto il resto.

Allo sgomento seguirono proposte di adeguamento degli incarichi rispetto alle diverse attitudini, di conversione e riprogrammazione di attività, di ricomposizione del gruppo. Scappò anche qualche pacca sulla spalla. Qualche lacrima trattenuta. Ma poche. Sorrisi e risate invece tante.   Ve lo garantisco.

Lo dico sempre. Provare per credere. 

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